
Per dimostrare la grandezza di suo fratello Michael, Jermaine Jackson ha voluto dire la sua mentre l'attenzione dei media è concentrata sul processo a Conrad Murray, il dottore accusato di essere responsabile, per incuria, della morte del re del pop.
E' stato pubblicato, negli USA, il libro "You are not alone Michael", scritto dal fratello di Michael che confessa "quando da Los Angeles vidi la conferenza stampa londinese del lancio di This is it, mi resi conto che qualcosa non andava".
Questo libro aiuta a comprendere perché Michael fosse arrivato a cinquant'anni geniale e indifeso, convinto che accogliere bambini a Neverland e dormirci insieme fosse una cosa del tutto naturale. Dalle accuse e dal processo per pedofilia parte il racconto di Jermaine: "Lo ripetevo a me stesso guardandomi nello specchio: Michael è innocente al mille per cento. In una settimana ero stato testimone della sua disintegrazione fisica. A 46 anni il suo agile corpo di ballerino era diventato fragile come quello di un vecchio; camminava a fatica, il passo vacillante, lo sguardo disorientato; era magro, macilento". Non bastò l'assoluzione a rimetterlo in sella, la risoluzione del caso in via extragiudiziale lasciò ombre pesanti. Jermaine confessa: "Sarei stato disposto a rapirlo - ed avevo in mente un piano - e a nasconderlo all'estero piuttosto che farlo marcire in carcere. Se l'America avesse crocifisso mio fratello per un crimine che non aveva perpetrato, non saremmo mai tornati".
Il racconto di Jermaine narra di una riunione di famiglia il 14 maggio del 2009 (poche settimane prima della morte del fratello) in cui tutti si erano riuniti per festeggiare allegramente i 60 anni di nozze di Joseph e Katherine, trascurando il fatto che sua madre più di una volta aveva fatto richiesta di divorzio. "Michael si presentò in forma smagliante e anzi si rammaricava di aver firmato un contratto per soli dieci spettacoli". Ma tra le righe si legge una storia diversa: "Il suo incubo incominciò dopo l'assassinio di John Lennon. Iniziò a essere terrorizzato dalla folla di fan che si accalcavano intorno alla sua limousine, tremava ogni volta che vedeva uno di loro mettersi la mano in tasca. La paura diventò paranoia, e quella fu la ragione principale per la quale cercò solitudine altrove e si mise alla ricerca di un posto isolato, lontano dalla città", scrive Jermaine nel capitolo su Neverland, il ranch che diventò il paradiso di Michael Jackson e, per l'opinione pubblica, il castello degli orrori.
La presenza di tanti bambini a Neverland è giustificata dal fatto che "Michael voleva disperatamente diventare padre, ma purtroppo non aveva mai trovato la donna giusta", ammette più goffo che ingenuo Jermaine, mentre in altre parti del libro racconta che durante i tour dei Jackson 5 il fratellino aveva assistito alle effusioni amorose dei fratelli più grandi con le fan che finivano nella camera da letto dei loro beniamini. Quanto alle ultime ore dell'artista, Jermaine sostiene che la negligenza di Murray è stata fatale. "La nostra famiglia non riesce ad accettare il misterioso declino di Michael e il fatto che un medico non avesse compreso che stava succedendo qualcosa d'irreparabile".
Tante stranezze ed incongruenze da chiarire, come racconta Mirjana Kovacic nel suo libro intitolato "Michael Jackson - Una morte poco chiara", suscitando interrogativi in merito ad una possibile esistenza di altre verità nascoste.
Riuscirà questo processo che vede Conrad Murray accusato di essere responsabile della scomparsa del re del pop a sciogliere i tantissimi dubbi ancora da chiarire?
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